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Da destra: Sonia, Rajiv e Indira Gandhi |
Il suo ingresso sulla scena pubblica si ebbe qualche anno dopo
l'assassinio del marito, quando si decise ad accettare la leadership del PNC,
ossia il partito del “Mahatma” Gandhi che guidò l’India all’indipendenza, nel
momento di sua massima difficoltà. Si può immaginare la complessità della sua
sfida, dall’ostacolo delle origini italiane a quello di dover tenere le redini
di un partito sull’orlo della dissoluzione (vedi il Pdl in Italia), passando
per il peso ereditato dalla controversa gestione della suocera e da quella
fallimentare del marito, non a caso entrambi assassinati.
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Indira e Sonia con i figli Rahul e Priyanka |
Secondo gli osservatori, la seconda signora Gandhi, finora, è
riuscita a ricompattare il partito, reintroducendo un minimo di vita
democratica al suo interno, e ad intercettare lo scontento delle masse rurali,
puntando su una politica che, fermo restando i principi neoliberisti adottati
negli anni ‘90, non trascurasse le esigenze delle classi più povere. Inoltre, il
merito principale sembra essere stato quello di reintrodurre il principio della
laicità, realizzando un’ampia alleanza di forze laiche in grado di ritornare al
governo e arginare la deriva del fondamentalismo indù che ha trovato la sua
massima espressione nel Bjp, partito di destra dai connotati poco rassicuranti
per la tolleranza e la convivenza pacifica.

Insomma, Sonia Gandhi sembrerebbe conformarsi al ritratto del
politico ideale che tanto avrebbe giovato al quadro miserabile della nostra
politica gretta e cialtrona. Ciò che fa ben sperare è che, se una donna del
genere è nata e cresciuta in Italia, almeno sappiamo che i nostri problemi non
sono genetici ma di forma mentis; quindi bisogna ripartire dall’educazione e
dall’istruzione, non dal loro accantonamento, qualunque sia la situazione
economico-finanziaria del paese…sempre che si tenga, realmente, al nostro paese.
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