giovedì 20 dicembre 2012

Buon Natale!


Cari amici, vi scrivo per l'ultima volta in questo 2012. Fra poche ore lascerò Chennai alla volta di Nuova Delhi per intraprendere un lungo viaggio in solitaria, zaino in spalla, che mi porterà fino a Calcutta; o almeno, così si spera. Percorrerò -incrociate le dita per me- 2600 Km in treno, toccando sette tappe di quattro stati diversi del nord e, non ho ben capito, se invece ne attraverserò cinque o sei di stati, ma a questo punto cambia poco. 

L'Idea di fondo del mio itinerario è quella di visitare i luoghi principali e i popoli che circondano il fiume Indo, da cui prese vita la civiltà indiana, e la divinità del (fiume) Gange, che tanto significa per gli induisti, per osservare e prendere parte, in qualche modo, alla loro quotidianità. Non ho la minima idea di cosa mi riserverà questa esperienza ma, in ogni caso, spero di potervi rendere partecipi presto.

Ne approfitto per salutarvi tutti affettuosamente, ricambiando l'affetto che mi avete dimostrato seguendo ed apprezzando il mio diario sui generis, per augurarvi un felice e rigenerante Natale e, soprattutto, un nuovo anno migliore di quello che stiamo lasciando.

Vi lascio con un brano a me caro, estratto dal Siddartha di Hesse, che vuole essere un regalo natalizio simbolico se non un vero e proprio augurio sincero. A presto! 


"A volte percepiva, nella profondità dell'anima, una voce lieve, spirante, che piano lo ammoniva, piano si lamentava, così piano ch'egli appena se ne accorgeva. Allora si rendeva conto per un momento che viveva una strana vita, che faceva cose ch'erano un mero gioco, che certamente era lieto e talvolta provava gioia, ma che tuttavia la vita vera e propria gli scorreva accanto senza toccarlo. Come un giocoliere con i suoi arnesi, così egli giocava coi propri affari e con gli uomini che lo circondavano, li osservava, si pigliava spasso di loro: ma col cuore, con la fonte dell'essere suo, egli non era presente a queste cose. E qualche volta rabbrividì a simili pensieri, e si augurò che anche a lui fosse dato di partecipare con la passione di tutto il suo cuore a questo puerile travaglio quotidiano, di vivere realmente, di agire realmente e di godere e di esistere realmente, e non solo star lì come uno spettatore." 

mercoledì 19 dicembre 2012

NON TUTTI SANNO CHE...


La donna più potente dell'India è di origine Italiana. Si tratta di Sonia Gandhi, all'anagrafe Antonia Edvige Albina Maino, nata nel '46 in provincia di Vicenza e cresciuta, fino all'età di 18 anni, ad Orbassano (TO), dove i genitori Stefano e Paola si trasferirono quando aveva 3 anni.

La sua vita rocambolesca prese una piega che ha dell'incredibile durante il soggiorno a Cambridge, dove si era recata per apprendere l'inglese. Infatti, ad appena un anno dal suo arrivo, nel ristorante greco dove lavorava per sbarcare il lunario, incontrò Rajiv Gandhi. Si trattava del primogenito dell'allora primo ministro indiano, Indira Gandhi, iscritto al Trinity College dell'Università di Cambridge –dove non terminerà mai gli studi- che avrebbe sposato dopo tre anni e che sarebbe diventato il nuovo primo ministro dopo l'assassinio della madre. Entrò così a far parte della famiglia Nehru-Gandhi che, per circa quarant’anni (’47-’67) e quasi ininterrottamente, governò l’India, essendo sempre a capo del partito di maggioranza assoluta, il Partito Nazionale del Congresso (PNC).

Da destra: Sonia, Rajiv e Indira Gandhi


Il suo ingresso sulla scena pubblica si ebbe qualche anno dopo l'assassinio del marito, quando si decise ad accettare la leadership del PNC, ossia il partito del “Mahatma” Gandhi che guidò l’India all’indipendenza, nel momento di sua massima difficoltà. Si può immaginare la complessità della sua sfida, dall’ostacolo delle origini italiane a quello di dover tenere le redini di un partito sull’orlo della dissoluzione (vedi il Pdl in Italia), passando per il peso ereditato dalla controversa gestione della suocera e da quella fallimentare del marito, non a caso entrambi assassinati.




Indira e Sonia con i figli Rahul e Priyanka
Secondo gli osservatori, la seconda signora Gandhi, finora, è riuscita a ricompattare il partito, reintroducendo un minimo di vita democratica al suo interno, e ad intercettare lo scontento delle masse rurali, puntando su una politica che, fermo restando i principi neoliberisti adottati negli anni ‘90, non trascurasse le esigenze delle classi più povere. Inoltre, il merito principale sembra essere stato quello di reintrodurre il principio della laicità, realizzando un’ampia alleanza di forze laiche in grado di ritornare al governo e arginare la deriva del fondamentalismo indù che ha trovato la sua massima espressione nel Bjp, partito di destra dai connotati poco rassicuranti per la tolleranza e la convivenza pacifica.

Il dato incontrovertibile consiste, però, nel fatto che, in una cultura dove non sono il potere o la ricchezza a dare prestigio bensì la capacità di rinunciarvi, Sonia Gandhi ha incarnato gli ideali eticamente più elevati della cultura indiana, rifiutando, dopo aver ottenuto l’assenso da tutti gli alleati nel 2004, l’incarico di formare il governo. In ogni caso, al netto dei detrattori, o peggio, dei violenti diffamatori riconducibili al fondamentalismo politico indù, la sua figura emana grande dignità e senso di responsabilità, enfatizzati dall’estrema riservatezza che la rende inaccessibile e profonde un’aura misteriosa e intrigante su una donna di indubbie capacità morali e di leadership.

Insomma, Sonia Gandhi sembrerebbe conformarsi al ritratto del politico ideale che tanto avrebbe giovato al quadro miserabile della nostra politica gretta e cialtrona. Ciò che fa ben sperare è che, se una donna del genere è nata e cresciuta in Italia, almeno sappiamo che i nostri problemi non sono genetici ma di forma mentis; quindi bisogna ripartire dall’educazione e dall’istruzione, non dal loro accantonamento, qualunque sia la situazione economico-finanziaria del paese…sempre che si tenga, realmente, al nostro paese.

venerdì 14 dicembre 2012

Natale in India

Questa volta non c'entra nulla la pellicola sprecata per imprimere quei video insulsi -non ascrivibili alla categoria dei film-  noti come cinepanettone. Per inciso, il mio disprezzo verso questa immondizia frastornante è secondo solo a quello che nutro nei confronti dei nostri "onorevoli", politicanti e cialtroni vari. In ogni caso, scrivo solo per registrare due anomalie curiose sul Natale,  su cui magari tornerò a parlare prossimamente.

 

La prima, è una macro anomalia per cui, in un paese in cui più dell'80% è induista, quasi il 15% è musulmano e solo il 2% è cristiano, tutti festeggiano il Natale. Il primo pensiero, forse più superficiale ma non tanto lontano dalla realtà, è che tutte le scuse son buone pur di far festa. Tant'è vero che non cambia molto rispetto ad Halloween, anzi, lo tirano in ballo proprio per spiegarti perché festeggiano anche loro. Infatti, avendo sposato ciecamente il modello occidentale, non si poteva eclissare la più ghiotta occasione consumistica dell'anno. D'altronde, se già anni fa si diceva "la Cina è vicina", l'India non poteva che essere dietro l'angolo ormai.

La seconda, è una micro anomalia per cui il presepe è ridotto a monolocale, ossia la singola grotta, ovviamente iperaffollata -nel pieno rispetto della tradizione indiana- con l'asino e il bue lontani dalla mangiatoia...in ginocchio sui ceci dietro a pecore e pastori, perbacco!

Chi riscalderà Gesù bambino allora? Ah, non chiedetelo agli indiani...potrebbero chiedervi di spiegare chi è questo bambino da essere così importante.

mercoledì 12 dicembre 2012

TASTY...brrrrr!

INDIA 

       1.200.000.000 abitanti...occhio e croce

la più grande democrazia al mondo

la costituzione più lunga al mondo: 448 articoli

7 religioni, di cui 4 fatte in casa

28 Stati e 7 Unioni territoriali

Un'unica grande passione condivisa da tutti...

             
                                                                          
  ...LA CUCINA D'AVANGUARDIA

un sistema di produzione "just in time"

che coniuga efficienza e qualità

inseguendoti ovunque tu sia:

dalla strada, mentre corri per attraversare

o mentre fai la tua passeggiata cancerogena,
                                                                                fin sotto casa tua.

            Grazie al vantaggio competitivo

della produzione snella, mobile

e radicata al territorio,

ed allo squisito connubio

dei sapori tradizionali della cucina povera

agli odori del progresso,

signore e signori, vi presento

    la potenza emergente nel settore del gusto.

domenica 9 dicembre 2012

GOA

Gli indiani la spacciano per un posto da sogno -inteso nel senso involontariamente ridicolo del linguaggio di Briatore- e, per certi versi, Goa lo è. Nel senso che, è un luogo dove si rischia di perdere la cognizione della realtà, un luogo surreale dove la dimensione onirica regna sovrana. Per spiegare concretamente e precisamente la mia percezione, potrei dire che se fosse un quadro l'avrebbe disegnato Salvador Dalì e che se fosse un film lo avrebbe scritto e diretto Luis Bunuel. Non ci sono dubbi. Insomma, sembra l'isola che non c'è.


Oltre alle evidenti stranezze, che si possono apprezzare da alcune foto, effettivamente, Goa è un posto eccezionale per la sua storia passata e recente. Infatti, è stata una colonia portoghese per circa 450 anni a partire dal '500, quindi uno tra più antichi e longevi domini coloniali della storia. Fino al 1961, anno in cui fu sottratta coattivamente alla dittatura portoghese di Salzar dal governo Nehru, il primo dell' India indipendente. Inoltre, pur essendo il più piccolo stato indiano, risulta essere il più ricco, con un reddito pro-capite di circa due volte e mezzo quello medio indiano, nonché lo stato con le migliori infrastrutture e la qualità di vita più alta. Insomma, l'anticamera indiana del paradiso, viste le infernali città indiane.


L'accoglienza è stata calorosa fin da subito, non c'è che dire. All'inizio ci avrebbe dovuto ricevere una delegazione governativa che poi,  improvvisamente, ha dovuto deviare il suo percorso per risolvere l'annoso problema dei cocchi secchi lungo la costa settentrionale, fondamentali per la preparazione dei cocktail che contribuiscono per il 50% alla formazione del Pil. Prontamente, però, è stata sostituita da una flotta di tassisti indemoniati -tutti quelli con la maglia bianca nella foto al lato, tranne il ragazzo di spalle- che ci ha introdotto al primo leitmotiv del nostro soggiorno: Taxi! Taxi! Brum brum! Non so, forse sembravamo indigeni ai loro occhi, da queste parti tutto è possibile.
Il secondo leitmotiv, invece, è stato: My friend! How are you, my friend! Non ho mai avuto tanti amici -e così premurosi- in vita mia quanti ne ho trovati a Goa in qualche giorno. Ovviamente, tutto era finalizzato alla vendita di oggetti di dubbio gusto e valore che, con indubbia maestria e indomita caparbietà, chiunque cercava di rifilarti ad ogni angolo.

L'unico modo per difendersi consiste nel cercare di vendere qualcosa a loro e, in questo
caso, ho sperimentato la forza della cultura!
Quindi, offrendo il mio libro di storia indiana da 700 e passa pagine, per giunta in italiano, ho risolto le mie noie e potuto girare, forte e sicuro, tra strade semi sterrate, ricoperte di pesce steso ad affumicare -si può immaginare l'irresistibile profumo profondersi nell'aire- e spiagge popolate di vacche, buoi e animali di ogni tipo. Un vero toccasana che ha fatto impennare la qualità del mio soggiorno.







A parte i singoli episodi, l'esperienza è risultata molto curiosa, soprattutto a causa della frequenza con cui situazioni e immagini inusuali si susseguivano ai miei occhi, assuefacendomi. Col passare del tempo, quella valanga di stranezze costituiva la normalità. Forse non proprio tutte, vedi il rasta man nell'immagine al lato, di cui ho scelto di non mostrare il retro per solidale supplenza di pudore. In ogni caso, a Goa è possibile vedere cose rare anche per gli indiani. E' possibile, innanzitutto, incontrare indiani ubriachi: spettacolo tragicomico!


Ti abbracciano come se fossero dei familiari che non vedi da anni ma che non ti hanno mai dimenticato -una carrambata-, ti versano addosso qualunque cosa gli capiti fra le mani, ti fanno le domande più bizzarre, intime o senza senso e farfugliano cose strane, talvolta incomprensibili. La cosa più normale che ho sentito urlare, senza ragione apparente o connessione con quello di cui si parlava, è stata: "l'India è il paese più bello del mondo!". E' stato un momento difficile ma considerando la giovinezza del nuovo paese  -l'indipendenza è stata ottenuta nel 1947- e il tortuoso processo di democratizzazione, un pò di sano patriottismo, anche se inopportuno, si doveva tollerare senza polemiche. Detto questo, a Goa si possono anche vedere lotte all'ultimo lancio di souvenir tra venditori ambulanti, in mezzo all'indifferenza apparente dei turisti assopiti, che aspettano intrepidi l'arrivo di quei colpi bassi che non arriveranno mai o saranno farlocchi, un po' come un incontro di Wrestling.

Oppure, si possono trovare sportelli bancomat ogni dieci metri ma non puoi neanche sperare di vedere mai un ufficio postale. O ancora, è possibile confondere il richiamo di un qualunque venditore con quello di uno spacciatore, che con tutta nonchalance, al posto di "cocco bello, cocco mio", lungo la spiaggia declama il suo campionario di droghe: "hashis, marijuana, mdma, lsd..." e tante altre lettere a casaccio che veniva da chiedergli se dicesse sul serio. In realtà, più che altro, avrei voluto chiedergli dei francobolli, visto che non trovavo il benedetto ufficio postale. Comunque, c'è poco da stupirsi se poi in un bar della capitale ti capita di incontrare delle hippy, sessantenni e made in Italy, che si lamentano dei troppi anziani e della deludente movida del sud e ti chiedono consigli per qualche luogo eccitante -cade a pennello- al nord. 
Insomma, un luogo strambo e impossibile da definire...a meno che non ci si rifaccia alla cultura popolare barese: 
A: "Wagliò! Mè! ti sei andato a divertire?"
B: "Emmè, che dici tu?!
A: "Me, me. Allora, com'è...Gora, Goba?     Vabbè, quel posto dove sei andato, insomma."
B: "Mò! Il pesce fresco è troppo buono! Però non c'hanno la Peroni!"

giovedì 6 dicembre 2012

Vi presento Joe. Bleah!

Pensavo di essere solo nella mia modesta cameretta d'India quando ho capito di avere ospiti indesiderati, beatamente a spasso tra le mie tre cose a proprio piacimento e senza criterio...insomma, come fanno tradizionalmente i giocatori dell'Inter da intere generazioni, ahimè. Le prove? Ci sono ma non ve le mostro. 

Non è che non voglia, è che non mi sembra il caso trattandosi di alcune cacchette fatte con molto rispetto, quasi con affetto, come disse il nanefrottolo iperteso di Arcore -intercettato- a proposito di una bomba artigianale fattagli scoppiare davanti casa nel 1986. 

La cosa sorprendente è che l'ho incontrato dopo quasi due mesi di convivenza, per così dire reticente. Si tratta di un tipo discreto, evidentemente, tanto che per non risultare troppo invadente, si è fatto annunciare da una delle sue fresche produzioni digestive, lasciata in bella vista proprio al centro della stanza e non in posizioni defilate come al solito. E' anche un tipo ordinato, si direbbe. Dai, vi presento Joe!



Ho scoperto che vive dietro il mio armadio e che adora sostare dietro la tenda di quella che dovrebbe essere una finestra, giusto al lato della scrivania. Quando torno in camera, ormai, so che c'è qualcuno ad accogliermi e, appena entro, non posso fare a meno di salutare: "Hi Joe! How was your day?". Non è niente male, a pensarci bene è una cosa positiva, ti fa compagnia se ne hai bisogno altrimenti è come se non ci fosse. 

Vi dirò di più, da quando c'è lui, la mia qualità di vita è notevolmente aumentata. E' vero, devo raccogliere i suoi scarti organici ma, prima di lui, un esercito di zanzare -secondo le mie stime pari a circa 1.000.000 di unità ma secondo la questura solo pari a 100- invadeva la stanza al crepuscolo e attaccava me, inerme ed inerte, durante il sonno. Oggi, invece, il tasso di presenza delle stramaledette zanzare nella mia stanza è stato ridotto drasticamente, al punto da far impallidire quello al Parlamento Europeo di Aldo Patriciello (PDL), Alfredo Antoniozzi(PDL) e del sempreverde Ciriaco De Mita(UDC) o, addirittura, quel record imbarazzante di presenze in parlamento (8%) del funambolo Antonio Gaglione, cardiochirurgo brindisino ex PD passato ai Responsabili (oltre al danno, la beffa!). 


Che dire, volete vedere che al posto del governo tecnico, per ridurre spread e debito pubblico bastava un geco?! 




P.S.: Scusate il rigurgito polemico di questo mio post, ma le notizie di oggi riguardanti le evoluzioni(?) del quadro politico, aggravate dalle novità(?) dei candidati e dal ricambio(?) che si prospetta delle forze politiche nonché delle proposte, mi ha emo-politicamente (termine da me coniato per descrivere lo stato emozionale connesso all'andamento politico) distrutto. 





martedì 27 novembre 2012

HEALTHY INDIAN REST 2



Pochi minuti prima, il poveretto che giace dietro le sbarre dormiva libero sul marciapiede antistante. Probabilmente, il caos del traffico e l'aria irrespirabile lo avranno convinto a spostarsi all'interno per un riposo più comodo e salutare.

INDIAN SAFETY 2


Ero in uno dei luoghi più profumati e puliti mai annoverati in India, ossia la palestra, quando mi sono ritrovato a strabuzzare gli occhi su questa assurdità. Riuscite a vedere quegli operai in cima all'impalcatura? Ecco un altro esempio di "sicurezza e sviluppo" in India. Miracolo economico?!

P.S.: davvero la palestra è profumata e pulita! Ci sono circa -2°, con continue spruzzate di profumo e donne pinguino che puliscono continuamente le macchine usate. Ottima tecnica per stimolare l'allenamento, infatti se ti fermi rischi l'ibernazione, e per osservare l'effetto del raid per zanzare sugli uomini
, se non si perdono di colpo i sensi.



domenica 25 novembre 2012

BRAVEHEART, TRE RUOTE IMPAVIDO


Se fossi indiano, spezierei il mondo;
Se fossi afgano, lo oppierei;
Se fossi saudita, lo comprerei;
Se fossi...scusatemi, non ho resistito al richiamo del sonetto giocoso di Cecco Angiolieri in versione asiatica. Mi ricompongo.

Se fossi indiano, sulla bandiera dell'India ci vorrei l'auto rickshaw! Forse esagero e, se lo sapesse qualche indiano, non mi degnerebbero più nemmeno di un rutto. In ogni caso, il rickshaw è l'emblema dell'India moderna. E' onnipresente! Basti pensare che ce ne sono almeno 16 al servizio dei mille abitanti più sperduti del subcontinente; ossia ce ne sono più di 16 milioni in giro per l'India! Una fanteria "invidiabile" che, quando non la vedi, la senti da centinaia di metri grazie al suono stridulo dell'insostituibile clacson, strombazzato inutilmente e testardamente...è il leitmotif dell'India che inquina. In pratica, avete presente un coro di voci bianche? Ecco, si ottiene esattamente la sensazione opposta con il coro dei rickshaw.

E' il leone di quella giungla composta dalle malridotte e iperaffollate strade indiane, che s'insinua fra autobus, camion, suv e auto di ogni genere con una disinvoltura paurosa e sprezzante di qualsiasi pericolo. Per questo motivo l'ho ribattezzato "Braveheart". Braveheart fa a sportellate con i suoi pari, con le moto e con le auto e ha la precedenza per diritto naturale...nel senso che se non gliela danno, è naturale che se la prenda; a tutti i costi, anche fosse la vita dei suoi passeggeri.


Secondo alcuni saggi, morire sul rickshaw da passeggero assicura la vita futura. Infatti, il Dio del coraggio (ce ne sarà sicuramente uno che in tanti adorano da qualche parte) impietosito dalla morte da pirla sul campo di battaglia, provvederà alla reincarnazione da conducente di rickshaw con annessa vita da marciapiede. Per inciso, in India i marciapiedi sono tutti abitabili. Sono le case popolari dell'India ed hanno un tratto comune con le nostre: non ce ne sono per tutti. Infatti, poi ci si arrangia sotto i ponti o allestendo capanne per nani ai bordi delle strade.


Nella foto al lato, siamo difronte ad un raro esemplare di auto rickshaw coupè full optional: in pochi dispongono del portapacchi. I posti a sedere dovrebbero essere tre, conducente a parte. In realtà, mai nessuno è riuscito ad individuare il limite e, finché si cammina, tutto è concesso. La cosa più curiosa è che il tre ruote impavido, apparentemente fragile, è letteralmente indistruttibile! Infatti, durante ogni spostamento, si perde il conto delle buche ripetutamente e bruscamente investite senza che si rompa mai niente! 


Ogni volta me ne stupisco e, spesso, mi ritrovo a sorridere associandovi una sventura capitata al mio "sveglio" referente indiano, mentre tornavamo con la sua macchina da un meeting fuori città. Lo stralunato D., che alla tipica flemma indiana coniuga la disattenzione tipica dell'utilizzatore cronico di oppiacei, dopo aver beccato in pieno una buca, ha perso malamente la marmitta. Gli sono serviti diversi metri per rendersene conto e accostare, nonché diversi secondi, dopo essersi fermato, per accennare una reazione: un sobrio e pacatissimo "merda!", considerate le circostanze, mentre fissava imperterrito il tergicristallo in attesa di non si sa che. I più maligni sostengono fosse in attesa di riprendersi dalla "botta"...infatti, appena lasciato il luogo in cui si era tenuto il meeting, il nostro infausto eroe aveva già colpito una colonna di cemento, lasciando -si fa per dire- in retromarcia il parcheggio. Come si dice: un uomo, una garanzia!  Ah, se solo avesse realizzato il suo sogno da bambino di diventare conducente di rickshaw, tutto questo non sarebbe, certamente, mai accaduto.

N.B.: Andrea, il mio irreprensibile compagno d'avventura, dopo l'episodio della marmitta suggeriva (ingenuamente o beffardamente?) al nostro stuntman di fare denuncia al comune di Chennai, per il rimborso dei danni.  In India? La denuncia al comune...ahahahahahahahahahahah Non sapevo più dove nascondermi per ridere mentre mi sorprendevo ad ascoltare una risposta lievemente seccata del nostro "Baba Alonso" detto Babbo: "Andrea, non siamo in Italia."



sabato 24 novembre 2012

(IL)LOGICA INDIANA

Chi riesce a carpire il collegamento tra la notizia riguardante l'avvertimento di Greenpeace, secondo cui le sostanze chimiche utilizzate da molte firme dell'abbigliamento sarebbero cancerogene, e l'immagine di una ragazza che parla al cellulare, probabilmente in preda al mal di testa?

Non è la prima volta che capita di vedere accostamenti dalla logica sfuggente...ma qui è proprio inafferrabile! 

N.B.: a meno che non si tratti di una ragazza che, nell'apprendere la notizia da un'amica benestante e fanatica di shopping in preda ad una crisi isterica, sta contando inutilmente fino a dieci prima di rivolgerle l'inevitabile, fragorosa sequela di offese; ricordandole di essere in difficoltà economica e di non comprarsi nuovo un capo d'abbigliamento dalla crisi dei mutui sub-prime americani del 2007 e informandola di aver bruciato il ragù per darle ascolto. Purtroppo, sotto la foto non è pervenuta alcuna didascalia in merito.


mercoledì 21 novembre 2012

MARTIN PESCATORE: UNA BIRRA, UN PERCHE'

E' come la Peroni per i baresi o la Guinness per i dublinesi. Paragone che va preso con le dovute proporzioni, ovviamente. Non vorrei mai che i baresi se la prendessero a male. 

A dire la verità, non è che gli indiani abbiano questa grande tradizione alcolica, anzi, gli induisti devono astenersi dall'alcol. Ergo, la Kingfisher è, per lo più, la birra degli stranieri. Questa birra ha delle proprietà particolari, la più caratteristica è che è a prova di rutto. Infatti, dopo aver effettuato un sondaggio tra i compagni europei, ho potuto concludere che si può berne fino al coma etilico senza mai riscontrare alcuna eruzione gassosa. E qui, devo esprimere il mio disappunto. Ma come, nella terra del rutto libero in qualsiasi contesto, (e anche dello sputo e persino dello scorreggio nei contesti più rilassati, è il caso di dirlo) la birra non stimola alcun flato? E' paradossale! Stento a crederci ogni volta che ci penso. 

Eppure, io puntavo tutto sulla Kingfisher, per raccogliere le sfide (all'ultimo rutto o respiro?) lanciate in pubblica piazza ed affrontare al meglio la concorrenza indiana  -di livello olimpico- . Così, mi sono dovuto rassegnare, serenamente, a soccombere in questo genere di competizioni e ad inchinarmi difronte al valore della tradizione. Ormai, certi rumori sono percepiti alla stessa stregua dei forsennati ed isterici clacson, suonati continuamente senza ragione apparente e che, senza dubbio, rappresentano l'accessorio più importante ed attraente delle automobili per qualsiasi indiano. Per noi sarebbe il motore, per loro è il clacson. Paese che vai...

In compenso però stimola la diuresi in un modo eccezionale, infatti, il luogo più comodo dove berla è senz'altro il bagno. Che dire, una birra incontenibile.

lunedì 19 novembre 2012

PENSIERI D'ORIENTE

"Una nuvola bianca è un mistero; si lascia trasportare dal vento, non resiste, non lotta, e si libra al di sopra di ogni cosa. Tutte le dimensioni e tutte le direzioni le appartengono. Le nuvole bianche non hanno una provenienza precisa e non hanno una meta; il loro semplice essere in questo momento è perfezione." 

OSHO

domenica 18 novembre 2012

INDIANI SENZA GABINETTO



Gli italiani, molto spesso, usano fieramente come argomento di vanto l'esclusività dell'utilizzo del bidè. Addirittura, alcune volte, lo si fa per millantare velatamente una certa superiorità o, più semplicemente, per affermare un primato -una volta tanto che è possibile farlo- anche solo igienico. Ovviamente, per noi è più di un primato igienico; perbacco, è proprio una questione culturale! Infatti, ogni volta che vado all'estero e mi viene ricordato lo stereotipo italiano dello "Spaghetti, Pizza e Mandolino", io ci tengo a sottolineare che non ho mai visto un mandolino in vita mia e che se beccassi quel tizio che ha messo in giro questa chiacchiera, sapete che farei? Gli consiglierei di sostituire il mandolino con il bidè.  

Ebbene, mentre noi ci godiamo il nostro bidè, che effetto fa sapere che la metà degli indiani non ha mai visto neanche un gabinetto?
Io, forse ingenuamente, ignoravo la loro ignoranza in materia. Quindi, l'effetto che ha su di me questa informazione è, semplicemente, quello di "giustificare" il fetido, raccapricciante e stomachevole olezzo che ti avvolge lungo strade e stradine della città. Infatti, è routine quotidiana vedere uomini urinare ovunque e senza troppa discrezione, frequentemente su cumuli d'immondizia o intorno ai bidoni dove i meno fortunati vanno in cerca di "fortune". In questo caso, il mix di composti organici lascia letteralmente tramortiti...come il "raid" per le zanzare.

Da quando sono arrivato qui, mi chiedo cosa si intenda per sviluppo in India. Non perché si faccia difficoltà a vedere cambiamenti ma, anzi, per la tipologia e la qualità degli stessi. E poi, ho sempre sentito che il settore trainante della crescita indiana fosse quello dei "servizi"! Battute sciocche a parte, la verità è che lo sviluppo con la "S", è solo per il settore dell' Information Technology, per il resto è ancora notte fonda!

sabato 17 novembre 2012

COLLABORATRICI DOMESTICHE...

...CHE CON ME NON COLLABORERANNO MAI!
PER FORTUNA NON HO BISOGNO DI LORO: GRAZIE MAMMA!

URGE UNA MASCHERINA!



Che strano, non ci avevo proprio pensato! Mi ero convinto che l'incombenza di problemi respiratori fosse sintomatica di una mia ipocondria latente. Per fortuna invece no, non sono ipocondriaco ma respiro realmente veleno. IT'S INDIA! 

GRAZIE DI CUORE ... ANZI, IN QUESTO CASO, GRAZIE DI POLMONI!