giovedì 7 febbraio 2013

Il lato oscuro della scienza

A Chennai sono circa le undici di sera di una giornata qualunque lenta, noiosa e inutile. Le strade sono semi deserte ma c'è ancora qualche imbecille che suona clacson a vanvera guadagnandosi le mie ingiurie. Ci metto un po' a trovare le parole giuste quando mi ricordo del mio dialetto: mi manca! Allora lo uso, mi diverto e mi manca di più come la focaccia barese, i  panzerotti, i frutti di mare, l'aria salubre, la gentilezza allegra del sole, la simpatia spontanea e genuina dei concittadini, la bellezza luminosa di tanti scorci della città ecc. 

A Chennai sono circa le undici di sera. I locali chiudono quando la birra non si può più servire già da mezz'ora se non in alcuni posti, alcuni nascosti altri meno ma, comunque, poco piacevoli quando non proprio di pessimo gusto, mentre l'aria putrida si alza dalla strada e scorazza prepotente per quegli spazi che gli sono impediti durante il giorno. Per un momento sembra di essere avvolti nell' atmosfera gotica di certe descrizioni della Barcellona di Zafón. Vabbè, un'altra storia.

La testa è pesante, il fisico lo è meno grazie alla palestra tranne lo stomaco, pesantissimo per il  grasso e ustionante Paneer Tikka Masala buttato giù, a cena, senza troppo entusiasmo. Mi ripeto che la devo smettere di mangiare sta merda, in fondo un'alternativa salutare c'è sempre e fiumi di riso in bianco scorrono nella mia mente. Si sostituiscono alla corrente del traffico, della gente e del piombo che si respira per la strada. Al morale, preferisco non dar voce. 

Combatto la mia guerra quotidiana con le zanzare, anzi, contro "i leoni alati" che invadono quotidianamente la mia stanza impedendo un sonno continuato e ristoratore. A volte vinco, altre mi rassegno, altre ancora svalvolo. Questa volta rido incredulo, allibito.

A Chennai sono circa le undici di sera e nel corridoio fuori alla mia camera, generalmente deserto e silenzioso, sento diverse voci. C'è uno strano fruscio di suoni irriconoscibili che circa un quarto d'ora prima avevo già avvertito, però senza dargli peso. Fuori ci sono tre persone. Scopro che si tratta di tre ingegneri di Taiwan, di cui due professori, che confabulano animatamente. 

Chissà che avranno da discutere in quel modo, a quell'ora e in un corridoio intasato di zanzare, penso io. Bè, per prima cosa sono tre ingegneri, di cui due professori. Poi, vengono da una delle famosi "tigri asiatiche", quella Repubblica Nazionalista Cinese che rivendica la propria sovranità anche sulla Repubblica Popolare Cinese -quella comunista, per intenderci-, nonchè di uno dei paesi(ni) più avanzati al mondo. Come minimo, staranno progettando dei droni per riconquistare la Cina continentale e comunista previa sottomissione indiana -per una questione di numeri più che altro-, penso io. 

Invece, più tardi avrei scoperto che, i tre "scenziati", non riuscivano ad aprire l'acqua di una banalissima doccia.

A Chennai sono le ventitre circa e questa volta rido incredulo e allibito ma sempre perplesso. Forse preoccupato. Ora ho la certezza che l'Asia ha tutte le carte in regola per tenere, saldamente, le redini del mondo.


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