mercoledì 21 novembre 2012

MARTIN PESCATORE: UNA BIRRA, UN PERCHE'

E' come la Peroni per i baresi o la Guinness per i dublinesi. Paragone che va preso con le dovute proporzioni, ovviamente. Non vorrei mai che i baresi se la prendessero a male. 

A dire la verità, non è che gli indiani abbiano questa grande tradizione alcolica, anzi, gli induisti devono astenersi dall'alcol. Ergo, la Kingfisher è, per lo più, la birra degli stranieri. Questa birra ha delle proprietà particolari, la più caratteristica è che è a prova di rutto. Infatti, dopo aver effettuato un sondaggio tra i compagni europei, ho potuto concludere che si può berne fino al coma etilico senza mai riscontrare alcuna eruzione gassosa. E qui, devo esprimere il mio disappunto. Ma come, nella terra del rutto libero in qualsiasi contesto, (e anche dello sputo e persino dello scorreggio nei contesti più rilassati, è il caso di dirlo) la birra non stimola alcun flato? E' paradossale! Stento a crederci ogni volta che ci penso. 

Eppure, io puntavo tutto sulla Kingfisher, per raccogliere le sfide (all'ultimo rutto o respiro?) lanciate in pubblica piazza ed affrontare al meglio la concorrenza indiana  -di livello olimpico- . Così, mi sono dovuto rassegnare, serenamente, a soccombere in questo genere di competizioni e ad inchinarmi difronte al valore della tradizione. Ormai, certi rumori sono percepiti alla stessa stregua dei forsennati ed isterici clacson, suonati continuamente senza ragione apparente e che, senza dubbio, rappresentano l'accessorio più importante ed attraente delle automobili per qualsiasi indiano. Per noi sarebbe il motore, per loro è il clacson. Paese che vai...

In compenso però stimola la diuresi in un modo eccezionale, infatti, il luogo più comodo dove berla è senz'altro il bagno. Che dire, una birra incontenibile.

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